In tutta Europa sopravvivevano i vincoli feudali che
coinvolgevano praticamente l’intera popolazione contadina, la quale era legata
al signore a cui doveva prestazioni economiche (concordate in tempi molto
precedenti) regolari e straordinarie (in caso di cessione o eredità da parte
del contadino della propria terra), si trattava di fatto di uno stato di semi
proprietà della terra, nella quale il contadino a causa dei canoni da pagare al
signore non godeva dell’effettiva proprietà degli appezzamenti di cui
usufruiva. D’altro canto anche il signore era tenuto nei confronti del
contadino a garantirgli una serie di diritti, fra cui lo sfruttamento delle sue
terre incolte per ricavarne materie prime, facendo si che si manifestassero due
tendenze in opposizione fra loro; il contadino cercava di limitare quanto più
possibile l’espansione dei diritti signorili per impedire di ripiombare nella
condizione di servaggio (ancora presente in alcune regioni francesi e
tedesche), mentre il signore nel tentativo di mantenere le sue rendite cercava
di legare al lavoro della terra quanti più contadini possibili.
La condizione qui espressa, quella del contadino libero che
paga un canone al signore, era tipica delle regioni dell’antico feudalesimo
europeo ( Francia e Germania) mentre nelle regioni orientali del continente i
diritti di servitù conservavano caratteri ben più aspri.
In Polonia, Germania orientale, nell’impero austriaco e in
Russia infatti i diritti dei contadini erano estremamente limitati, persino il
matrimonio doveva avere l’approvazione del signore, così come la volontà di
spostarsi. L’Europa orientale infatti divenne ben presto teatro di moltissime
rivolte contadine ( Boemia 1775 o quella di Pugacev in Russia fra il 1773 e il
1775) che divennero la manifestazione palese della non accettazione dello stato
di servi, in cui vivevano da generazione i contadini dell’est europeo.
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